Cosucce Psicotrope

YOU CAN'T THINK OF DYING WHEN THE BOTTLE'S YOUR BEST FRIEND

mercoledì, maggio 31, 2006

Cosuccia Psicotropa #2

Dio benedica YouTube e tutti i suoi generosi uploaders per avermi fatto scoprire ed innamorare di sto popò di gruppo di tossicodipendenti cileni: The Ganjas!!!

Di loro non so praticamente nulla, solo che sono cileni, hanno fatto tre dischi (di cui uno, "Laydown", recentissimo), sono praticamente introvabili e questo è il video del "singolone", Dance Hall.

I Ganjas sono pissichedelici. Nella loro musica c'e tutto. Il "poppettino" e le atmosfere sognanti, la psichedelia dei primi Pink Floyd, le lunghe jam e i cori alla CS&N(che fanno tanto California anni '60) e anche un po' di shoegaze.
Ma soprattutto c'è la droga.
Tanta droga.




Grazie a Ele che mi ha involontariamente ispirato e a Susy che di ritorno dal suo soggiorno cileno mi avrà comprato tutti i dischi.

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lunedì, maggio 29, 2006

Disgusto


Non ho parole.
Se nemmeno una come Rita Borsellino è riuscita a far trionfare la legalità in Sicilia, allora io non so veramente cos'altro si possa fare per quella meravigliosa isola.
Ancora una volta ha vinto la mafia.
Io non so se quest'uomo sia veramente un mafioso. Certo è che rappresenta tutto il contrario della trasparenza e dell'onestà, di cui la Sicilia ha assoluto bisogno.

Grazie signora Borsellino, in questo momento c'è molto bisogno di lei e della sua onestà.
Lo chiedono moltissimi siciliani, anche molti di quelli che non l'hanno votata.




PS:Post liberamente ispirato da "SoloMacello"

giovedì, maggio 25, 2006

Moon Kill Sun


Oggi, finito il lavoro ti sentivi quasi giovane.
E’ stata una buona giornata (buona giornata = nessuno ti ha rotto i coglioni), splende il sole ma non fa troppo caldo, si prospettano un ottimo pomeriggio d’ozio e una serata interessante.
Metti in moto il macinino, accendi il lettore cd e compi la cazzata del giorno.
La cazzata del giorno si chiama “Waiting for You”, è suonata dai Cult of Luna ed è tratta dal loro penultimo disco “Salvation”.
Ora, sta “cosa” dura dieci minuti. Per tornare a casa ne impieghi quasi quindici.
La “cosa” inizia con un giro di accordi molto tranquillo e lieve, chitarre scintillanti e batteria ovattata…ma, lo senti, c’è qualcosa che comincia a disturbarti…echi lontani, sibili…decisamente senti che qualcosa comincia ad andare storto.
Cinque minuti in cui la campagna semi-urbanizzata dell’alta veneziana scorre veloce come non mai, finchè la maledetta coda dei primi semafori ti blocca.
Come fermi la macchina l’arpeggio s’interrompe e un chitarrone comincia a ruttare, la batteria ovattata diventa un campanaccio a morto ed il sole si spegne.
Sissignore.
Buio completo.
Fine della bella giornata.
Altrochè buonuomo!
Quando i Cult of Luna cominciano a picchiare, le cose vanno decisamente male. Ti cambiano l’umore. Diventi triste, depresso, malinconico, ma soprattutto aggressivo. In particolar modo verso quel figlio di troia che ti ha appena tagliato la strada.
Ormai hai la testa vuota e lo sguardo vitreo, potresti essere dovunque e non te ne accorgeresti.
Sette minuti e mezzo e dalle macerie del tuo cranio spunta fuori un organo che sa di materia cosmica fluttuante; intanto ti sei levato dai coglioni l’ingorgo, credi di poter tirare un sospiro di sollievo aprendo un finestrino, ma nemmeno un minuto dopo il chitarrista comincia letteralmente a vomitare l’agglomerato sonico più marcio e destabilizzante che orecchio umano abbia mai sentito da anni luce a questa parte. E’ come se un joint da tre tonnellate ti cadesse di peso sui polmoni.
Non ce la fai più, devi tornare a casa, fanculo il semaforo rosso….ci sei quasi, ma improvvisamente, qualcuno o qualcosa, insomma sicuramente non un uomo, ti prende per il collo e ti sputa in facia la seguente sentenza: “I am praying for the raging flood / I am waiting for you to come”.
Tu invece stai solo pregando di sopravvivere e aspetti di sdraiarti su qualcosa/qualcuno di comodo.
Di botto tutto finisce. Spengo il cd. Ancora tre minuti per arrivare. Due. Uno. Zero. Fine.
Diocan che mazzata.
Giornata rovinata.
Adoro le giornate rovinate, soprattutto se a rovinartele sono i Cult of Luna.

lunedì, maggio 15, 2006

Motoryouth


Venerdì sera, recandomi all'agognato concerto dei miei amati non mi sentivo giovane.
C'è stato un tempo in cui ad occasioni del genere si riempivano macchine di giovani assetati di vita e traboccanti di sostanze illegali. Poi si arrivava alla meta, dove si scatenava un casino della madonna, si assumevano ancora sostanze (questa volta legali ma non meno psicotrope), si conosceva la ragazzina di turno, magari anche si limonava un po'....poi si tornava a casa ad orari impossibili, ad andatura incerta, sicuri di non ricordarsi praticamente nulla il giorno dopo.
Quel tempo è finito e adesso all'agognato concerto dei miei amati ci si va da soli perchè "tanto ci troviamo lì", "poi così magari torno a casa prima che domani lavoro", "minchia 20 eury sono tanti e sto mese mi devo pagare il bollo della macchina". Il concerto lo si guarda da vicino al mixer perchè si sente meglio e quegli esagitati pogano troppo. Della ragazzina di turno non ne parliamo nemmeno percaritadidddio.
Ma al concerto dei Motorpsycho dell'altra sera, no!
Un po' perchè per me rappresentava l'apice assoluto del revival nineties, un po' perchè è stato un concerto figo e punto, lo spirito era diverso.
Quanti anni erano che non pogavo veramente, (tipo con i capelli davanti agli occhi, tremende capocciate, setti nasali a puttane, svoli sopra le teste dei presenti....), che non sentivo la puzza di ascelle delle prime file...(c'erano anche delle fighette non indifferenti che sculettavano a tutto spiano giusto davanti a me ....che poi non capirò mai perchè loro non sudino come tutti i comuni mortali....) e soprattutto la solidarietà degli headbangers più accaniti...quella solidarietà fatta di abbracci nei momenti "topici", di mani che si tendono quando cadi rovinosamente a terra e rischi di venire calpestato da una mandria di bufali, dello spino che vivaddio arriva sempre....
Ecco, i Motorpsycho mi hanno rifatto sentire giovane probabilmente perchè (almeno dal vivo) non sono cambiati di una virgola rispetto agli anni 90.
Volete il fottuto rock'n'roll? Nessuno lo suona come loro! Volete la psychedelia? Loro sono i maestri! Volete il ritornello da cantare a squarciagola? Prego accomodarsi!
Grandi, unici, meravigliosi, psicotropi.....dopo quasi due ore di disastro sonoro senza pietà danno a tutti la buonanotte a modo loro. Come? Ma ovviamente con una jam acidissima di almeno una ventina di minuti. Se ne vanno. No, tornano. Fanno "Feel". Adesso si, se ne vanno.
Io invece resto. Naturalmente trovo la solita "amica gotica" che pure se la tira come una navigata donna di mondo. E' un piacere tutto mio cagarle in testa e dedicarmi ad altre faccende femminili.
Cheffigo non essere più ggiovani. Ti puoi permettere di esserlo molto di più dei giovani veri.

venerdì, maggio 12, 2006

La meravigliosa processione dei cuori (neri)


Già...era dagli anni '90 che i miei amici "indirochers" dicevano di accattarmi i Black Heart Procession...e io "no...che due coglioni...pesanti...noiosi...il solito gruppo di sfigati indi e per di più tristi e rompicoglioni"...
Quasi dieci anni dopo (esattamente ieri sera) sono andato a sentirli al Rivolta di Marghera.
Già...quasi dieci ani dopo. C'ho impiegato dieci anni ad accorgermi di quanto cretino sono stato.
Dopo i sempre ottimi Grimoon, salgono sul palco questi baldi "terroni" americani, cinque ragazzotti dalle barbe ispide e cappellino da baseball. Inizia il concerto.
Rimango di sasso immediatamente. Sopra una morbida sezione ritmica comincia la sua triste litania un theremin (scopro dopo che di theremin non si tratta ma bensi' di una sega).
Il cantante comincia a raccontarci di storie di amori andati, finiti, di angosce, di luci così fioche da non potercisi fidare...(Quest'uomo ha la voce più bella mai sentita in anni di frequentazioni pop!).
Me li vedo i BHP, in una serata autunnale, grigia, nel retro della loro casa a San Diego, a raccontarci di come lei se ne sia andata, sorseggiando l'ennesima bottiglia di bourbon...

Nei momenti più lenti la loro musica è come una preghiera, il violino ti fa sognare, ti culla, ti avvolge dolcemente, mentre in lontanza i cupi battiti di tamburo sono come tempesta all'orizzonte, che, tu voglia o no, arriverà.
Poi improvvisamente il ritmo può salire ed ecco che appare ora un pianoforte (delizioso) o adddrittura un moog, il violino si fa più veloce e le chitarre hanno il loro bel daffare. Ma la cifra rimane sempre la stessa: la costante ricerca dentro sè stessi, lo scavarsi dentro, la ricerca della verità....tutte cose che, lo sappiamo, non possono che fare "male".
E i Black Heart Procession non ci aiutano di certo, anzi rendono tutto ancora più complicato, ma molto, molto più affascinante.

mercoledì, maggio 10, 2006

(Dis)Orgoglio di genere


Questo è un post serio; prende le mosse da un fatto di cronaca nera che in questi giorni sta riempiendo le prime pagine dei giornali.
E' successo praticamente sotto casa mia.
Chissà quante volte l'avrò vista, quella ragazza. Chissà quante volte avrò visto il suo assassino. Sicuramente avremo dei conoscenti in comune.
Anche questo è l'orrore. E' vicino a te, ti vive accanto...ma non è ALTRO da te.

Sull'"Unità" di oggi, Lidia Ravera in un bellissimo articolo, ci ricorda che "la patologia individuale [non] possa spiegare tutto. Non credo che la reazione giusta sia ritrarsi schifati, allontanare il male con una formula rassicurante, negare d'esserne permeati, respingere ogni addebito collettivo".
E dice bene, la Ravera, quando afferma che anche sulla violenza sulle donne e sui bambini si giudica il grado di salute di una civiltà.
E' evidente che la nostra sta malissimo.

Fatto di cronaca nera. Sbattuto sulle prime pagine. Discusso. Analizzato. Sviscerato.
Dimenticato.
Fatti del genere sono la punta di un iceberg? E sotto, nel sommerso, cosa c'è?

Non posso non domandarmi quante volte IO sono stato violento con una donna. Quante volte l'ho pizzicata sapendo di farle male. Quante volte l'ho ferita con le parole. Quante volte l'ho uccisa dentro con il mio fare da emerito stronzo.

Fatti del genere mi fanno vergognare di essere uomo. Di avere un pene e la barba. Di far parte dele genere che una volta si definiva "dominante".

Che cosa c'è dietro agli uomini cattivi?

Lidia Ravera "L'urlo e la bestia", l'Unità 10/5/06, pg.28

lunedì, maggio 08, 2006

Cosuccia Psicotropa #1

(primo post della serie "recensioniallacazzo", che poi sarebbe il motivo ultimo dell'esistenza di sto blog demmerda)

Gli YOB sono cattivi. Pesanti. Esasperanti. Drogatissimi
Per questo mi piacciono. Ovvivamente.
Gli YOB suonano una musica che qualcuno potrebbe definire Doom.
Altri Psichedelica.
In definitiva gli YOB suonano e non si danno limiti.
Canzoni lunghe, dilatate. Gli YOB riescono a dare, con pochi accordi, un senso di spazio "cosmico".
D'altronde il loro trip "spaziale" è presente in tutti i loro quattro dischi (questo è il secondo).

Musica pesante, si diceva. Eccome! Ma attenzione: ci sono più punti in comune con la psichedelia "viaggiante" degli anni 70 (Hawkwind in primis) e con l'espressionismo sonoro dei primi Pink Floyd che con il metal tout court.

Ascoltatevi "Aeons": diciotto minuti di monolite sonoro in grado di spazzare via ogni sobrietà mentale.
Inizia con un minaccioso arpeggio iperdistorto e poi dei tamburi in lontananza. Piano piano l'armonia prende forma mentre la chitarra tesse arcani arabeschi. Ma ad un certo punto tutto esplode e la violenza prende il sopravvento mente il cantante inizia a sproloquiare di chissachè con una voce da Paperino strafatto di elio!
La musica degli YOB è così: un susseguirsi di emozioni forti, deliri cosmici, deflagrazioni stellari, implosioni mentali e poi stasi sinistra ma assoluta.

Trent'anni dopo il cerchio si è chiuso: Pink, Sabbath e Tangerine Dream si sono fatti un orgione e hanno partorito/abortito gli YOB.
A noi non resta che spararceli in cuffia (a volume hitleriano) in preda alla psicotropia.

YOB "Catharsis", 2002

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sabato, maggio 06, 2006

Nostalgia Canaglia

Ultimamente circola in Tv il video di una bellissima canzone dei Vinylistic.
Mi hanno colpito subito (oltre che per l'incantevole melodia) proprio le immagini.....rimandavano ad un periodo molto preciso della storia italiana.
Gli anni 70.
Poi pian pianino mi è sorto il dubbio....
Ebbene si.....era una scena tratta da "Milano Calibro 9", regia di Fernando di Leo.
Si tratta forse del più bello e di granlunga conosciuto "noir" all'italiana, il capostipite di quello che poi venne definito il "poliziottesco". Assieme allo "spaghetti western", il genere che in assoluto ha spopolato durante quella decade e che adesso (giustamente) è diventato oggetto "di culto".

La sequenza che i Vinylistic hanno scelto è ambientata in un classico "night club", di quelli fumosi, con i divanetti in pelle, la luce fioca e chiaramente frequentati dalla peggior "mala" del loco.
Sopra ad un tavolino sta facendo il suo spettacolo una ballerina, mentre dal retro è appena entrato un brutto ceffo dall'aria truce e la sigaretta incollata alle labbra.
I posacenere recano la scritta "Punt&Mes".
Gli attori sono, rispettivamente, Barbara Bouchet e Gastone Moschin.

E' difficile dire delle emozioni che suscita vedere la Bouchet (Nelly, nel film) che balla seminuda su quel tavolino.
Tutto il suo corpo parla....comunica qualcosa...dai lunghi capelli biondi ai suoi piedi nudi...alle curve flessuose delle sue gambe....ai suoi seni...piccoli...perfetti....
Il regista poi è addirittura impietoso ad andare a indagare con dovizia ogni piccola parte del suo corpo, coperto solo da un minuscolo bikini.
Una dea.
(Mi ha ricordato moltissimo qualcosa delle stupende serigrafie del collettivo Malleus).
Moschin (Ugo Piazza, nel film) non è da meno. La sua è la faccia del duro che nella vita ne ha viste troppe, ma nonostante tutto, conserva ancora un briciolo di umanità in fondo al cuore.
Cosa gli passa per la testa vedendo Nelly ballare?
Nel film lo sappiamo. Ma la grandeza del clip sta proprio qua.
Nell'essere completamente "muto", cioè "ripulito" dai dialoghi originali e da alcune inquadrature fuori contesto. E' assolutamente sufficiente a se stesso.
Ci proietta interamente in un luogo, in un'epoca, in una situazione e contemporaneamente ci rende liberi di immaginare quello che vogliamo dei nostri due personaggi.
Vediamo Barbara-Nelly ballare e la immaginiamo per sempre lì, sul quel tavolino, simbolo danzante dei nostri desideri, l'unica in grado di strappare un sorriso ai nostri volti stanchi, mentre la musica ci sospende, ci commuove......record player...that here sings to me...record player...

Il video lo passano continuamente...ma vi prego di procurarvi il film: un raro caso di coincidenza fra il "cult" ed il grande cinema!

Balla Nelly....balla....

giovedì, maggio 04, 2006

Un Passo Importante


Questo è il primo post del blog che oggi, al lavoro, ho avuto l'idea di creare.
L'intenzione sarebbe quella di scriverci piuchealtro di musica e arti varie.

Naturalmente sarà dura.
Durissima.

So bene che non avrò mai la costanza di farlo.
E le sfide non mi sono mai piaciute.

Staremo a vedere.