Cosucce Psicotrope

YOU CAN'T THINK OF DYING WHEN THE BOTTLE'S YOUR BEST FRIEND

giovedì, novembre 30, 2006

I Remember Phil Lynott

Sarei lieto di essere smentito, ma non mi sembra che nessuno si sia ricordato che il 4 gennaio di vent'anni fa, ci ha lasciati Phil Lynott, anima e cuore dei Thin Lizzy. (Se non sapete di cosa sto scrivendo, avete sbagliato blog e siete emo....quindi fuori dalle balle...al limite, questo blog potrebbe fare per voi!).
Non credo ci siano giustificazioni per una tale dimenticanza: Phil Lynott è stato probabilmente l'ultima icona romantica che il vero rock ci abbia regalato. Triste il suo destino...sottovalutato quando era vivo, semi dimenticato da morto. (Ma la sua patria, l'Irlanda, l'ha sempre amato, rendendolo qualcosa di meno di un eroe nazionale e dedicandogli recentemente anche una statua di bronzo.)
Prototipo del teppista sottoproletario della suburbia, questo strano mulatto di sangue per metà irlandese e per metà brasiliano ha scritto alcune delle pagine più belle ed intense di tutto il rock.
Ottimo bassista e cantante intensissimo, è grazie a lui che i Thin Lizzy sono stati per tutti gli anni settanta, LA band rock, alla pari di di tanti altri blasonati dinosauri. (Sembrerà una cosa da niente, ma sono stati i Thin Lizzy ad inventare l'uso delle "twin guitar", cioè de facto, ad influenzare il 90% di tutto l' hard&heavy degli anni a seguire).
Suoi tutti i testi, e Lynott è stato autore lirico ed intenso (oltre che prolifico...esistono due volumi, introvabili in Italia, delle sue liriche...). Mai banale o retorico nelle sue pose "da duro con un cuore", tutta la sua poetica è pervasa da una "infinite sadness", una saudade, un'ansia di vita che lo distanziano anni luce dalle banalità di tanti suoi colleghi.

A distanza di più di dodici anni da quando l'ho sentita per la prima volta, "Renegade" mi procura ancora gli stessi brividi.

He's just a boy that his lost his way
He's a rebel that has fallen down
He's a fool been blown away
To you and me he's a renegade

He's a clown that we put down
He's a man that doesn't fit
He's a king but not in this town
To you and me he's a renegade

But he is a king when he's on his own
He's got a bike and that's his throne
And when he rides he's like the wind
To you and me he's a renegade

He's just a boy who has lost his sights
He's a stranger, prowls the night
He's a devil, that's right
To you and me he's a renegade

Check it out, check his face
Look at his eyes, they're so sly
I wonder why he cries from the inside
I wonder why he's a renegade

Oh please, I'm on my begged bended knees
Oh please, please heed my call
He's just a boy that has lost his way
He's just a boy, that's all

E' stata una delle canzoni più importanti della mia adolescenza.
Ridete pure, ma a cavallo della mia "bike", (un Califfo DeLuxe Rizzato del 1978, monomarcia, carburatore 13 pari, velocità di punta 65 Km/h, marmitta bucata... i Ciao e i Grillo mangiavano la mia merda...) sperimentavo la mia libertà, lungo strade di campagna, la notte, con il mio amore aggrappato alla schiena e il vento tra i capelli.

Un altro dei bleeding hearts and artist che ci ha lasciato.
Grazie Phil....non ti dimenticherò mai.


giovedì, novembre 23, 2006

Appuntamento con l'Aor - Foto Memorabilia

BOSTON.

un grazie a CHI di dovere...

NANCY WILSON (HEART).

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martedì, novembre 21, 2006

Sacerdote Del Metal!

Poche mattine fa, ero indeciso su come massacrarmi le orecchie durante il tragitto casa-lavoro.
Essendo particolarmente rimbecillito dal sonno a causa della ingente quantità di Tennent's Scotch ingerita fino a poche ore prima, optavo per qualcosa che riuscisse nell'arduo compito di ridestarmi.
A questo punto la scelta ricadeva qui. (clicca e scarica).

Beh devo dire che la "cura" ha avuto effetto quasi immediato! Solo dopo pochi istanti già sentivo il macinino più scattante, più allegro...ancora qualche secondo e si era già trasformato in una decappottabile nera cromata...le infiltrazioni di aria fredda del tettuccio in selvaggia aria che mi scompigliava i capelli. (biondi... per l'occasione...)
Mentre derapavo nella chicane della "Highway" 245 (sarebbe la statale sotto casa mia), un mostro meccanico con braccia metalliche cerca di interrompere la mia corsa verso la gloria (sarebbe il camion della monnezza), ma con abile testacoda controllato (devo cambiare le pastiglie dei freni) lo semino.
Ciò attira l'attenzione di due bionde in calore a cavallo delle loro Harley, che con un gesto inequivocabile mi invitano nella loro tana (sarebbero due vecchiette con la borsa della spesa, appena tornate dal mercato rionale)...ma ehy beibi!! ho una missione da compiere! e tu non mi puoi incatenare in mezzo alle tue gambe!
Do gas e proseguo nella mia missione...verso nuove strade e nuove avventure!

(il cazziatone che il mio capo mi ha fatto per essere arrivato in ritardo di 10 miseri minuti ve lo risparmio...)

What 80's Metal Band are you? (with pics)



Judas priest
You are Judas Priest. You rock hard and ride free. You love leather, studs and singing metal, with the occassional motorcycle.
Take The Quiz Now!Quizzes by myYearbook.com


Avete capito! Io Rokko duro e corro libero!!
E voi? Che Metal Bend degli anni 80 siete?

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lunedì, novembre 20, 2006


"L'arte del nastrone" è il blog per mixatori pazzi e sentimentali destinato a raccogliere e accudire i vostri nastroni.


Da oggi anche il vostro drogato di fiducia lo trovate su
L'ARTE DEL NASTRONE.

Consultate, commentate, ADERITE!

sabato, novembre 18, 2006

Ap-punti

1) Mia madre si è fratturata una caviglia. Ne avrà per due mesi. Ha una gamba ingessata e si deve servire di una carrozzina. A casa abbiamo le scale.
Per la prima volta in 28 anni, dipende quasi completamente da me. Cioè praticamente si è rovesciato il mondo. Meriterebbe una più ampia riflessione. Solo che questa non è la sede adatta.

2) Sono andato per la seconda volta a sentire Carla Bozulich, all'Emporio Malcovich, vicino a Verona. Centotrentotto chilometri da casa mia.
Carla Bozulich, sono 25 anni che suona e canta in giro per il mondo. Adesso è in tour in Europa e quella di Verona è stata l'ultima data italiana.
L'Emporio è un posto bellissimo...praticamente un garage. Capienza massima, boh, 150 persone spiaccicate ai muri. Al concerto ce n'erano circa una quarantina.
Carla Bozulich gira l'Europa per suonare davanti a quattro gatti dentro ad un garage, proponendo ogni volta delle esibizioni di una intensità disarmante. (Non proverò nemmeno a descrivere il concerto...non rientra nelle mie possibilità letterarie).
Solo per questo merita assoluto rispetto e inchini a profusione verso la sua arte, che piaccia o meno.
Per me, il disco dell'anno. (a pari merito con le Pipettes, of course!)

3) Chi non si è mai chiesto in vita sua qual'è l'apice assoluto della nobile arte del cantautorato?
Non pretendo di aver trovato la risposta...ma credo di esserci vicino: trattasi di "Madame George" di Van Morrison, dal LP "Astral Weeks", 1968, forse il capolavoro del vecchio irlandese. Credo che meglio di così non si possa fare.

mercoledì, novembre 15, 2006

Appuntamento con l'AOR #2 / #3

Ormai è un caso conclamato: dopo lo sdoganamento effettuato dal più "in" dei dj della riviera romagnola, l'AOR sta tornando tra di voi, (da me non se n'è mai andato!), ad aprire un po' le vostre orecchie inquinate da musica inferiore e triste!
Si rinnova dunque il nostro Appuntamento con l'AOR, e data l'eccezionalità del momento, addirittura con una puntata doppia!

Seconda puntata: i SURVIVOR.
Del legame che l'AOR ha stretto, negli anni, con il mondo del cinema, se ne potrebbe parlare a lungo dati gli innumerevoli esempi. La palma però spetta senz'altro ai Survivor.
La band, formata nella fredda Chicago nel 1977, forma assieme ai Journey ed al gruppo della prossima puntata, il sacro triangolo dell'AOR.
Dopo una manciata di buoni album, nel 1982, il gruppo viene notato nientepopodimeno che da Sylvester Stallone (grande appassionato del genere), che li vuole assolutamente nella colonna sonora del suo Rocky III.
Il risultato si chiama "Eye of the tiger". Se non la conoscete fatevi un esame di coscienza.
Da lì in poi è il trionfo. Altre colonne sonore (Rocky IV, Karate Kid), milioni di dischi venduti in tutto il mondo...il nome dei Survivor brilla ancora oggi nel firmamento dell'AOR come una stella polare!
(mecojoni! questa mi è venuta bene!)
Qui c'è "The One That Really Matters", ascoltatevela, vedrete che il mondo vi sembrerà un posto migliore. Io intanto piango un po' con gli Arab Strap.

Terza Puntata: i TOTO.
L'ultimo vertice del sacro triangolo è anche quello più smussato. Demiurghi della variante "West Coast", ossia la branchia più morbida dell'AOR (e figlia naturale dello yacht rock), i Toto nascono nell'assolata California, per mano di alcuni dei più affermati sessions-men della scena. (Il batterista Jeff Porcaro, ha suonato praticamente con TUTTI!). Raffinati, melodici ma anche eclettici, hanno scritto le più belle dediche d'amore di tutto l'AOR.
Se non conoscete "Africa", avete sicuramente anche altri problemi. Se non avete mai sentito "I'll Be Over You", non avete mai seguito "Anche I Ricchi Piangono".
Voi fatevi abbracciare da Pamela, io vado a farmi picchiare dai Prostitute Disfigurement.

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martedì, novembre 14, 2006

Di Chi E' Questo?

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giovedì, novembre 02, 2006

The Carla Bozulich Appreciation Post


Prendere la macchina (solo come un cocker) e attraversare trasversalmente mezza regione Veneto, è un sacrificio che finora non avevo fatto per nessuno. Neanche per una donna.Ma ieri sera, preso dallo sconforto dopo l'ennesimo rifiuto, prendo la decisione e parto.
La donna in questione si chiama Carla Bozulich e gli sparuti lettori di codesto blog dovrebbero conoscerla, almeno di nome, dato che sono settimane che rompo i coglioni a riguardo (non quanto le Pipettes, perlomeno!).
Se non sapete chi è, leggetevi lo Scaruffi. Se non avete ancora ascoltato il suo ultimo disco "Evangelista", ascoltavatelo, dato che ci suona dentro mezzo post-rock canadese (mezzo post-rock canadese= Godspeed You Black Emperor e compagnia cantante.)(qui un intero brano!)
Per motivi "geografici", arrivo giusto in tempo per perdermi il gruppo spalla, tali Hrsta. Poi vengo a scoprire che tali Hrsta sono un'altro progetto di Mike Moya. Se non sapete chi è Mike Moya, sapevatelo.
Poi arriva lei. Vestita con un'improbabile divisa da scolaretta old-style maliziosamente strappata, Carla Bozulich ha l'aspetto a metà fra la vostra stronzissima ex insegnate di francese e una battona sfatta del Bronx.
Sue partner sul palco: una frocissima bassista iper-tatuata, riot grrl fuori tempo massimo e alla tastiera una specie di Heidi perversa cresciuta troppo in fretta.
Tutte e tre indossano dei calzettoni (con relativa calzatura) alla Pippi Calzelunghe.
E' questo l'improbabile trio che, alla quarantina di fortunati presenti, regalerà un'oretta e mezza di bellissima musica.
Carla è a dir poco magnetica. Non si riesce a staccarle lo sguardo di dosso. Quando non canta, barcolla distratta e svagata in mezzo all'intico di cavi ai suoi piedi, oppure armeggia con le pedaliere e altri ammennicoli.
Ma quando prende in mano il microfono, Carla si trasforma. La "cosa" che esce dalle sue labbra non è la sua voce: è l'espressione più autentica delle sue viscere, il riverbero slabbrato di qualcosa che la tormenta o la fa gioire.
Che sussurri un ritornello o esploda in urla strazianti, non si può fare a meno di rimanere ipnotizzati da quella che, ormai è chiaro, più che un'esibizione è una vera e propria performance.
Il set è composto da quasi tutto il nuovo album, più un paio di brani che suppongo siano dei Geraldine Fibbers (suo precedente gruppo), e in tutto il suo dipanarsi non ha avuto momenti di calo. Deliziosa nei brani acustici, divina (o demoniaca) negli episodi più concitati.
Memorabile addirittura nella riproposizione di "Pissing", dei nostri beneamini Low.
Nota di merito per "Heidi", la tastierista: sguardo glaciale, sorriso ironico...dal suo strumento ha tirato fuori l'INFERNO.

Il 2006 ha trovato la sua Nico.


PS: io quasi quasi mi faccio la doppietta, sabato a Ravenna. E voi?
PPS: non c'era nessuna operazione "LIMONA CON CARLA BOZULICH", tanto per la cronaca.

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