Cosucce Psicotrope

YOU CAN'T THINK OF DYING WHEN THE BOTTLE'S YOUR BEST FRIEND

lunedì, agosto 28, 2006

....ci risiamo!


Puntuale come la morte arriva anche quest'anno, l'unico ed inimitabile:

Giovedì ci si uccide di rochenrolla.
Venerdì si piange con Valentina.
Sabato si sogna con Northpole e Marco "goodmorning".
Domenica si potrebbe andare da qualche altra parte ma invece ci si va lo stesso.

PRESENZA OBBLIGATORIA. (Sì, Anche tu!!).

A proposito...
Non c'entra un cazzo, ma...

Per tutti gli indiblogghers e cortesi visitatori del mio blogghe:

Ascoltatevi sta roba. (Tu no, Giaime....a te non serve)

E ditemi se nel 1971 non avevano già capito tutto.
(Potrebbe essere il titolo di una nuova rubrica del blog..."aveveano già capito tutto"....mi piace!!!)
Non so perchè, ma il pianoforte che arriva a circa metà canzone mi ha sempre fatto venire in mente una pioggerellina di mezzo pomeriggio in un bosco.....
AVEVANO GIA' CAPITO TUTTO.

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mercoledì, agosto 23, 2006

Canguri Psicotropi


Non che io abbia particolari connesioni con l'Australia. Piuchealtro mi vengono in mente gli Ac/Dc.
Sua cugina. Un vecchio amico che è riuscito a farsi sbattere fuori (e da tutto il Commonwealth).
Canguri. Koala. Ed ai Wallabies ho sempre preferito gli All Blacks. Nient'altro.
Eppure gli ultimi noiosissimi giorni li ricorderò come quelli della mia amicizia con il pop australiano.
(Angus perdonami se puoi!).
Quando si parla di pop-rock australiano non si può non parlare dei The Church.
"La Chiesa" è un gruppo attivo addirittura dall'inizio degli anni '80 e in 25 anni di onesto lavoro ci ha tramandato un'impressionante quantità di "robba". Alcune cosucce francamente trascurabili, alcune altre assolutamente irrinunciabili. Sostanzialmente, questi signori, da un quarto di secolo a questa parte stanno cercando di trovare la perfezione pop, seguendo la strada maestra dei loro idoli e Beatles e Byrds. Il bello è che, non contenti dell'improbo compito, complicano il tutto con buone dosi di varia psichedelia mista: alcuni passaggi strumentali moooolto Grateful Dead, altri mooolto Pink Floyd, il tutto condito da arraggiamenti spesso sontuosi ma mai pesanti, ma soprattutto con una grazia e una eleganza davvero rari.
Dalla sterminata discografia direi che si possono estrapolare "Heyday" dell'85, "Magician Among The Spirit" del '98 e anche l'ultimo parto, bellissimo fin dal titolo "Uninvited Like The Clouds".

Mentre sto scrivendo sto ascoltando "It Could Be Anyone". Sconcerto. Un incubo paranoide-percussivo che non avrebbe sfigurato su "A Saucerful Of Secret". Il bello è che poco prima c'è "Comedown", che come si diceva prima, è la perfezione pop.
(Mi suggeriscono che nel film "Donnie Darko" ci sia anche una loro canzone. Graziealcazzo. "Under The Milky Way" è uno dei "singoloni" più belli degli anni '80. Qui su Youtube!)

Il caso dei Lucksmiths invece è un po' diverso, ma a ben sentire neanche poi molto.
Innanzitutto i Lucksmiths sono l'apoteosi dell' indipop. Se un giorno dovrete spiegare ai vostri nipoti cos'era l'indipop, direi che "Warmer Corners" fa decisamente al caso vostro.
Chiacchere e distintivo direbbe qualcuno. Ebbene no. Perchè anche loro rappresentano (a loro modo) la ricerca della perfezione pop. Però loro, a differenza dei Church, la fanno per sottrazione, eliminando pian piano tutti gli orpelli e andando al nocciolo della questione.
Il nocciolo della questione è naturalmente una melodia che ti si stampa in testa prima che finisca (su tutte "The Music Next Door" e "The Chapter in Your Life Entitled San Francisco").
Se proprio si vuole trovare un difetto si potrebbe affermare che tutto il disco scivola via fin troppo facilmente, senza troppi picchi. Insomma i Lucksmiths non fanno male, non ti prendono lo stomaco...però alla fine ti lasciano con un sorriso un po' malinconico e la promessa di rivedersi presto.
(Mi suggeriscono che faranno due date in Italia prossimamente: 11 e 12 settembre a Pordenone e Ravenna. Due posti decisamente accessibili, almeno per me...direi che un giretto me lo faccio anche... amici indi permettendo!)

mercoledì, agosto 09, 2006

Stanza 218

Giorni spesi inutilmente, seduto in camera.
La mia camera, la cui luce vedo cambiare mano a mano che le ore passano. La luce timida e rilassante della mattina, l’esplosione del pomeriggio che lentamente si spegne e poi la luce artificiale di una lampadina da 100W, attaccata ad un filo leggero, sul soffitto, solitaria e incredibilmente immobile.
Se chiudo la finestra tutto si blocca. Unico segnale di movimento, le mie dita che con il passare delle ore puzzano sempre più di fumo.

Ascolta
ogni cosa qui dentro aspetta un segnale
Puoi leggerlo nelle linee della mano
o nei tuoi volti passati appesi intorno
Sono gli adesivi sulle pareti
E' il tempo che scorre lungo i bordi


Poi l’ignavia si fa intollerabile, il respiro comincia a mancarmi ed un’ansia di FARE QUALCOSA mi assale. Accendo il computer, mia finestra sul mondo, alla ricerca di un essere vivente…ma tutto quello che trovo sono pagine già viste, frasi già lette. Nessuna opportunità di evadere da questa prigione.
D’altronde fissare il telefono non serve di certo a farlo squillare.
D’altronde se qualcuno chiama non è chi speravo fosse.
E’ il prezzo di una solitudine, non subita ma autoimposta. Di cui tuttavia non sentivo alcun bisogno. Comunque dolorosa.

Poi esco e la città mi accoglie ostile come non mai. Anche i soliti visi noti non sembrano così amichevoli. Straniero in casa mia. E tutte le porte sono chiuse e tutte le opportunità negate.

Tavolini che sembrano aspettare altra gente
in un altro momento
Ordinare le stesse cose che mangiamo da una settimana
Perchè siamo stanchi di novità
Oggi siamo partiti
Nessuno ci ha chiesto dove saremmo andati
Perchè quaggiù
quaggiù nessuno immagina chi siamo


Ancora una volta mi sorprendo ad ascoltare i MASSIMO VOLUME.
Perché ascoltarli significa RICORDI STRUGGENTI. Alla quale sono aggrappato con le unghie.
Ricordi di un tempo in cui le cose andavano meglio. In cui anche io ero una persona migliore.

Poi vado a letto. Rassegnato. Perché il giorno dopo sarà stanco, perché il mondo che ritrovo sarà quello che ho lasciato.